«Lo ammetto: non avevo mai avuto modo di ascoltare qualcosa dei Roid, anche se il loro nome non mi era nuovo quando ho visto il loro cd tra quelli di una distro; incuriosito, e fidandomi di chi mi ha consigliato questo album, decisi di acquistarlo. Documentandomi un po' ho scoperto che i forlivesi Roid sono attivi da un bel po' di anni (se non erro circa setto od otto); bene, ho reso giustizia alla mia ignoranza. Ora passiamo a parlare del disco. Lasciatemelo dire, ci si trova di fronte ad uno dei lavori più belli mai usciti in questi anni tra le produzioni italiche. Tante le influenze in questi dieci pezzi, che sono di chiaro stampo hardcore, con testi molto introspettivi e spesso e volentieri visionari ed ermetici, chitarre e sezione ritmica che rimandano ai grandi Refused, la voce urlata ma allo stesso tempo calda ed avvolgente, stacchi improvvisi ed inaspettate implosioni del suono. Episodi come Tese -1, Cefeide e Bisanzio sarebbero capaci di mozzare il fiato anche a chi naviga abitualmente in mezzo a contaminazioni metal/post e hardcore. Il "tiro" non manca in nessun pezzo di questo disco sospeso tra la malinconia e un'attitudine positiva. A mio avviso, i Roid raggiungono il massimo splendore nella doppia battuta finale di Ventisette e Fin. Curatissimo anche il libretto/custodia in cartoncino ingiallito con disegni e didascalie per ogni pezzo. Lodevole, infine, l'iniziativa delle varie etichette, autoproduzioni, distribuzioni e gruppi di persone che hanno collaborato alla realizzazione di questa chicca; tra le altre: Equal Rights, Fortemente Indiziati, Nothing City, Punkarrecords, Solezenith.» (Stefano Opipari)