I Treni all'Alba - Folk Destroyers - CD
Ex Belli Cosi. Ex Encore Fou. 35 minuti di post-core/progressive strumentale, sonorità scaturite da incredibili intrecci di chitarre, pianoforte e batteria. Soltanto musica, senza voci, nobilitata dalle splendide tavole del pittore Domenico Sorrenti, una per ogni brano, riprodotte sul libretto del cd. Un’inconsueta musica d’autore. L'inizio di un lungo viaggio.
Ex BelliCosi. Ex Encore Fou. 35 minutes of instrumental post-core with a progressive touch, due to incredible guitar plots, piano and drums. Just music, no voices, elevated by beautiful plates of the painter Domenico Sorrenti, an illustration for each song, contained in the booklet of the cd. The beginning of a long journey.
Tracklist:01. 2:09
02. 4:37
03. 5:07
04. 3:05
05. 4:29
06. 5:21
07. 3:46
08. 6:04
09. 1:15
Released by Smartz con la collaborazione de I dischi de l'Amico Immaginario; distribuito da Audioglobe.
SM038 - CD 2008 -
W-Fenec (fra)
«Dès les premières minutes, Folk destroyers pose la fameuse énigme du "c'est quoi ce style ?". Le concept est fort intéressant : de l'acoustique 100% instrumental avec guitares, batterie, piano et divers éléments sonores parsemés à droite et à gauche (violon, contrebasse, trompette, flute, etc...). Si les italiens d'I Treni All'Alba (signifiant "Les trains à l'aube") viennent pour la plupart de la scène punk et hardcore, il est assez surprenant de constater ce changement brutal de genre musical. Ce défi en valait bien la peine, mais que ce fut long ! Ce folk typé méditerranéen, de par ses mélodies au penchant latins, enchante par sa vivacité, ses revirements de situation et sa musicalité à toute épreuve. On connaissait le mathcore, le hardcore, l'émocore ou bien le hopcore, I Treni All'Alba serait sans aucun doute un digne représentant du folkcore. Ce folk inspiré tantôt intense et puissant, tantôt progressif avec des vagues de tensions judicieuses, a un côté théâtral vivant qui ravirait les passionnés d'improvisations, de complexité et de musique traditionnelle. Cette suite instrumentale de 35 minutes est le fruit de six années passées sur la scène, six années à parfaire un style pas si simple à mettre en place si l'on ne possède pas un minimum de bagage musical. Ce voyage où les émotions et les vibrations sont fortes, ne laisse aucune place à la relâche, l'attention est donc de mise pour apprécier toute la saveur de Folk destroyers. Et comme I Treni All'Alba a le sens du bon goût, ils nous délivrent un artwork se basant sur une peinture et des dessins en noir et blanc de Domenico Sorrenti. Chaque chanson, sobrement intitulée par leur durée respective, est représentée par un dessin précis évoquant à chaque fois le thème de la solitude. Sujet qui d'ailleurs se retrouve dans les écrits de Stefano Benni avec "Bar Sport 2000", un livre qui compte l'univers singulier des bars et qui a inspiré les Turinois pour la réalisation de ce premier album. Une manière de dire que Folk destroyers se consomme seul mais se partage à plusieurs ?» (Ted)
Audiodrome «I Treni All’Alba, un luogo e un tempo, ovvero una stazione avvolta nell’irreale silenzio che avvolge la nascita di un nuovo giorno, nome del gruppo ma anche manifesto programmatico dell’entità che vede coinvolti musicisti provenienti da formazioni come Encore Fou, BelliCosi, Rudimenti, Le Consuetudini e Sparkle. La scelta è quella di abbandonare le consuete dinamiche espressive per rivolgersi ad una forma prettamente strumentale e intrisa di folklore nella sua accezione più ampia. Eccoci, dunque, al cospetto di un piatto decisamente ricco nonché eterogeneo, in cui si rincorrono tradizione mediterranea e suoni balcanici, ma anche elementi propri di luoghi e tempi distanti. Ad accompagnare il nucleo originale della formazione, ci sono di volta in volta musicisti differenti presi in prestito da Disco Drive, Crunch, Dead Elephant, Fratelli Di Soledad, Kina/Frontiera, Manàcuma, solo per citare alcune realtà che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione dell’album. In realtà, prima di approdare alla pubblicazione di Folk Destroyers, il progetto si è fatto conoscere grazie ad una intensa attività live e alla partecipazione a spettacoli teatrali, cortometraggi, installazioni e ad altre esperienze di contaminazione tra differenti forme espressive. Impossibile parlare del disco in questione senza aver fornito dei punti di riferimento, in quanto le tracce presenti risentono profondamente dell’ attitudine interdisciplinare che da sempre caratterizza I Treni All’Alba. Folk Destroyers è un viaggio attraverso le disparate facce del folklore, fuse insieme per dar vita a piccole suite caratterizzate da una vitalità e da un’energia dirompenti, a tratti vicine per sensibilità e metodologia a certe deviazioni della scena prog anni Settanta, ovverosia alla parte meno stereotipata e più libera della stessa. La ricchezza degli elementi messi in gioco e l’ampio spettro musicale coperto nel corso degli episodi, segna al contempo il punto di forza e la debolezza del lavoro, laddove a tratti il tessuto sonoro si fa troppo ricco e rischia di stordire l’ascoltatore. Dove, al contrario, la scrittura si fa meno carica e le linee melodiche si fanno più definite, le composizioni riversano sull’ascoltatore tutta la propria forza evocativa e la fruizione presenta i contorni di un vero viaggio per immagini. Folk Destroyers è un lavoro coraggioso e fuori dagli schemi, per non dire unico nel suo approccio compositivo, così da rappresentare un ascolto obbligato per chiunque desideri ampliare il proprio bagaglio culturale in campo musicale.» (Michele Giorgi)
Blow Up «Benedetta sia la teoria della Coda Lunga di Chris Anderson, ricavata per via induttiva anche dall'esistenza stessa di una band(a) come I Treni All'Alba, dei quali già demmo conto in un Mogli e Buoi ormai ingiallito: il quartetto piemontese si colloca in una nicchia privata per amanti del folk strumentale proveniente da tutte le parti del mondo e assemblato in corpo unico con originalità e personalità, costruito nell'alternanza tra segmenti concitati e inversioni di registro. Tarantelle coi Manàcuma, mariachi messicani, rapide tirate jazz-rock e/o progressive: una sostanza fisica, energetica, dinamica, vitale, la cui appendice live si annuncia esplosiva. Siamo dalle parti del vecchio Gatto Ciliegia o dei Friends Of Dean Martinez a velocità doppia, ma c'è meno cinema e più piazza, grazie anche all'apporto di numerose collaborazioni (soprattutto ai fiati), alcune delle quali di estrazione orchestrale. "Bisognerebbe sempre sentirsi come si partisse il giorno dopo", citano Benni nel booklet: buon viaggio, senza meta. Per poi ricominciare. (7/8)» (Enrico Veronese)
Glass House «Da sempre, il concetto del treno ha affascinato scrittori, musicisti, pittori…il concetto di prendere e partire, andare lontano, conoscere gente, fare esperienze, per poi, magari, alla fine tornare al punto di partenza.
"Folk Destroyers", prima sconvolgente prova di questo quartetto di talentuosissimi musicisti italiani, è proprio questo: un concetto, un viaggio.
Il bellissimo artwork del disco, ci guida in questo viaggio, fatto principalmente di chitarre acustiche (Paolo Carlotto e Daniele Pierini), pianoforte (Sabino Pace) e batteria (Felice Sciscioli). Tutt’intorno, però, tantissimi amici che attraverso i loro contrabbassi, fiati, archi, percussioni fanno di quest’opera uno dei più bei dischi acustico-elettrici strumentali da qualche anno a questa parte.
I Treni All’Alba (ITaA), ci tengono a precisarlo, bisogna partire soprattutto per poter ritornare, attraversando più emozioni e situazioni possibili, che loro riescono fantasticamente a comunicarci attraverso i loro brani.
Ancora di più, i brani non hanno titolo, ma vi si riferisce soltanto con la loro durata, a rimarcare il fatto di quanto sia importante solo ed esclusivamente la musica, nel suo continuo fluire di note e intrecciarsi di voci e di strumenti.
Nella traccia numero due, 4:37, dopo aver lasciato la nostra città, attraversiamo spettacoli naturali fantastici ed emozionanti, un intro, costruito sulle chitarre elettriche fortemente effettate, ci porta verso il tema principale del brano, in cui le chitarre e il piano suonano lo stesso tema ritmico su scale cromatiche differenti, splendidamente legati dalla batteria. Durante tutto il brano il tema si alterna ad alcuni stupendi divertissement dei singoli musicisti, con due fantastiche perle, gli assoli di sax e tromba, che donano a tutto il brano un’altezza spirituale e artistica davvero enorme.
Nella traccia numero tre, 5:07, il nostro viaggiatore, giunge ad una festa di paese e si lascia trasportare dall’atmosfera di giovialità e dalla musica. Dopo un arpeggiato delle due acustiche, il brano prende il largo, facendo avvicendare vari momenti, tutti fortemente danzerecci, con il piano molto in evidenza. Davvero notevole la sezione centrale, che ricorda molto fortemente il flamenco, rivisto e corretto a la ITaA.
La traccia numero cinque, 4:29, racconta dello scontro del viaggiatore, profondamente sognatore e poeta, con la città, moderna e alienata. Unica traccia in cui è presente la voce, che ripete ossessivamente moniti di omologazione, denota lo scontro, sottolineato da cavalcate profondamente rock, e la sensazione di scoraggiamento del nostro, con il bellissimo tema di piano in cui si incastrano stupendi fraseggi di flauto.
Come tutti i viaggi, anche quello di Folk Destroyers, ad un certo punto giunge al termine, ma voglio cullarmi nell’illusione che sia un viaggio infinito, senza un punto di arrivo o di ritorno, talmente è bello il viaggiare dentro questo disco.
Niente affatto distruttori ITaA, prendono il folk, lo smembrano e lo mescolano, con il jazz e con il rock, creando qualcosa di nuovo, di difficile definizione, che forse riconosce nel termine “progressive” la migliore delle definizioni possibili. Per tutti gli amanti della buona musica, un disco assolutamente da avere!» (Doc Mao)
Grigiotorino «“Ma hanno scritto qualche colonna sonora??? mi chiede immediatamente P. appena metto “Folk Destroyers?? nell’autoradio della sua auto. (specifichiamo che è sua và… ) Effettivamente quali note meglio si sposerebbero con una pellicola se non quelle dei Treni All’alba? Totale assenza di parole e di titoli nel loro cd D’esordio, se di esordio si può parlare dopo 6 anni di live, sonorizzazioni e spettacoli teatrali. Pure basi strumentali ispirati ai caldi suoni delle nostre terre mediterranee, alla tarantella, alla musica balcanica al rock e al progressivo. Tra pizzichi di chitarra e tastiere, batteria e fiati, i Treni ci conducono in un viaggio nel quale, ogni stazione, è un incontro di generi e melodia. Assolutamente piacevoli, anche per gli amanti del canto nella sua classica versione. Musica totalmente indipendente, nel quale la parola per entravi dovrebbe farlo in punta di piedi. Divertente notare come chi suona la chitarra acustica suona anche la classica, chi il pianoforte anche il synth: la scelta degli strumenti è una simpatica contrapposizione per nulla sforzata.» (Ale)
Kathodik «I treni all'alba fanno musica strumentale e lo fanno col cuore, distanti da clichè ed etichette, riuscendo a proporre un interessante incontro fra pop, folk, ritmi latini, tanghi della gelosia, improvvisazioni notturne, echi pseudo-prog e un artwork da togliere il fiato con dei disegni veramente magnifici ad accompagnare i loro "deliri" strumentali. Niente titoli, è solo la musica a parlare tra sax che ti colgono di sorpresa (4:37) durante un tango notturno, ritmi samba (5:07) fusi col folk, solo all'inizio di 4:29 compare una voce "orwelliana" presa però da Essi Vivono di Carpenter prima di lasciare spazio a una cupa cavalcata sorretta dal flauto. 5:21 è forse l'anello debole, leggermente confusa e con troppa carne al fuoco tra divagazioni simil-prog, ritmi malinconici e spensierata tromba anni 80 un po' superflua. 6:05 è un bel delirio in cui all'ottima padronanza strumentale si aggiungono delle soluzioni mai banali. E' un lavoro certamente non facile da assimilare e arrivare alla fine; non è una passeggiata di salute ma assorbita questa sbronza di influenze varie rimane un viaggio notturno che vale la pena di fare per ritrovarsi lì, nel bar di una stazione, spettatori e attori come dicono I treni all'alba.» (Luca Regolin)
Kdcobain «Da anni di esperienza live e dalla militanza in svariate band note nella scena undeground italiana come BelliCosi, Encore Fou, Rudimenti, Le Consuetudini e Sparkle, nasce un progetto che si dipana sull'idea del viaggio. I Treni All'alba sono infatti un progetto che si potrebbe forse definire folk-core, dove le ritmiche balcaniche si fondono con sonorità prettamente post-core tendenti anche al progressive. Quello dei Treni all'Alba è un disco molto singolare che rappresenta un'evoluzione del passato punk dei suoi componenti. "...satana, l'apocalisse e il rock'n'roll" è un disco in divenire dove regna sovrana l'energia e l'adrenalina di ritmi folk resi ancora più intensi dall'irruenza dell'approccio hardcore. 35 minuti di esperienza strumentale che affonda le radici nella tradizione mediterranea ma che si teletrasporta anche nei deserti messicani per sposarsi poi con il punk. Singolare la scelta di non intitolare le tracce per rendere questo disco una un'unico viaggio sonoro da assaporare senza imposizioni.» (Nicolò Mulas)
Komakino «Dalle ceneri dei BelliCosi - eroi della torino hc dai 90 sino inizio 2000, - ne sono usciti Isobel (guidati dal bassista Lele Giraudo (boss della Smartz rec) e I Treni all'Alba - l'urlatore Sabino Pace (ora al piano) e il batterista Felice Sciscioli. - Mentre gli Isobel (recentemente stanno suonando gli ultimi concerti prima del definitivo scioglimento, ahinoi..) si sono sempre mossi lungo l'asse Dischord dell'emo e il post-punk [read past komakino reviews], I Treni all'Alba - al Loro primo debutto su etichetta - hanno invece riscoperto una passione pastorale per i lavori di colonna sonora, prendendo in prestito numberi dal folk più mediterraneo come dalle melodie dei madrigali, - direi che Yann Tiersen apprezzerebbe la maggior parte di queste tracce. Potreste anche riconoscerci qualche crescendo progressive dei Goblin come anche della poesia cara ai Rachel's, A Hack and a Hacksaw, sebbene l'imperto de I Treni all'Alba sia differentemente perfezionista e più freddo: piano, fiati, percussioni, flauto, chitarre acustiche, - tutte tracce senza titolo, senza necessità di un nome, un pò come se la musica parlasse per se stessa. Personalmente non sono sicuro del sentimento di questo ibrido musica (sfiora anche il mariachi, la tarantella), non c'è alle mie orecchie esattamente qualcosa di memorabile, sebenne non possa che dire che sono degli eccellenti performer, - anche se il piano a volte picchia troppo oltre gli altri volumi e c'è una continua tensione cui avrei preferito invece più delicatezza, - detto ciò, rimane un ottimo debutto. Le illustrazioni e disegni del booklet sono oltremodo degni di nota, by Domenico Sorrenti, un vero gioiello sognante.» (Paolo Miceli)
Komakino (eng) «From BelliCosi's stardust - heroes of Turin HC scene since 90's to early 2000 - came out two different Bands, Isobel - guided by bass player Lele Giraudo (also after Smartz rec) and I Treni all'Alba - featuring screamer Sabino Pace (now at piano) and drummer Felice Sciscioli. While the folks in Isobel (recently playing a few last shows before the sad final split) had moved Their steps along the Dischord-side of emo and post punk [read past komakino reviews], Trains at Dawn - at Their first full lenght official release - rediscovered a pastoral passion for soundtrack works, borrowing numbers from southern folk and madrigal melodies, - and Yann Tiersen would appreciate most of these tracks. You might even hear some progressive swell from Goblin as well poetry of Rachel's, A Hack and a Hacksaw, - although I Treni all'Alba's impetuous is differently perfectionist and colder: piano, winds, percussions, flutes, acoustic guitars, - all tracks are untitled, no need for a name, - like Music spoke for itself. Personally I'm not sure about the feeling of this music hybrid (it also touches mariachi, tarantella), there's not something still memorable to me, although I cannot but saying They are all excellent performers, - sometimes the piano kicks too much and there's a continuous tension while on some passages i would have chosen more delicacy, - yet, that's a good debut. The illustrations and drawings over the booklet are whorty more than a note, - by Domenico Sorrenti, - truly a dreamy jewel.» (Paolo Miceli)
Lamette «È la terza volta che ascolto questo disco e ancora non riesco a trovare le parole per iniziare il pezzo. Cosa che mi succede raramente, se devo essere sincero (o volete che menta spudoratamente e che dica che scrivo gli articoli dopo decine e decine di replay per essere più professionale?). Di solito mi affido alla prima impressione, che per me è quasi sempre quella che conta: qui se dovessi fare lo stesso vi direi che quello che sta girando nel mio stereo è sicuramente un disco “importante”, e che I Treni All’Alba sono a tutti gli effetti una di quelle molteplici derivazioni dell’asse punk anarchico Torino-Aosta che sono riuscite ad abbracciare un livello superiore avvalendosi di soluzioni musicali proprie del folk e della musica cantautoriale (per la cronaca, il sottoscritto è un grandissimo fan di Kina, Lalli e Panico, e ha letteralmente divorato buona parte delle loro incisioni). Tecnicamente, Folk destroyers è una sorta di suite strumentale ripartita in otto episodi in cui predominano chitarre acustiche, batteria e piano. L’orchestra ha militato in formazioni punk del calibro di BelliCosi, Encore Fou, Rudimenti, Le Consuetudini, Sparkle. Quello che dovete aspettarvi da questo disco, se proprio devo inutilmente sintetizzarlo, è un coacervo di trentacinque minuti di atmosfere con un unico intermezzo parlato: una voce narrante inserita a metà dell’opera che recita un brano tratto dal copione di “Essi vivono” di John Carpenter, e che si presta naturalmente a una chiave di lettura più recondita. Da segnalare, all’interno della non canonica proposta, anche i camei di ospiti illustri come Alberto Ventrella (Kina, Frontiera) e Andrea Pomini (Fichissimi, Disco Drive), e un booklet pieno zeppo di dipinti e illustrazioni di Domenico Sorrenti. Punk, autoproduzione, musica tradizionale, teatro, arti figurative. Tutto in uno. Grandiosi e assolutamente spiazzanti: sono felice di averli nella mia collezione.» (Simone)
L'isola che non c'era «Essere al centro di un grande mercato, all’interno di una stazione ferroviaria all’ora di punta, in un serraglio per carovane lungo una strada nel deserto, in un suk dove fervono i commerci… questo è un po’ l’effetto che suscita l’ascolto di Folk destroyers, debutto discografico della band aostano/torinese I Treni all’alba. Nove tracce esclusivamente strumentali che non hanno alcun titolo e che spaziano tra folk tradizionale, musica barocca, progressive, hard-folk, musica araba, a tratti scivolando nella ballata popolare, in altri momenti “caricando” i suoni e trascendendo la matrice acustica che delinea l’andamento dell’intero lavoro. Molta carne al fuoco sicuramente, con diversi momenti decisamente interessanti ed alcuni più interlocutori; il limite, se si vuole, è forse una eccessiva disomogeneità, data dai molteplici cambi di direzione condensati in un minutaggio non particolarmente ampio. La conseguenza è il fatto che i segnali lanciati all’ascoltatore sono parecchi, ma non si riescono sempre ad afferrare del tutto, ma è una varietà che non annoia assolutamente, anzi, stimola ad un ascolto più approfondito. Tuttavia una maggiore coerenza, una direzione maggiormente univoca, avrebbe probabilmente permesso una fruizione più immediata. Ma è un disco di debutto, ed allora il magma creativo è certamente in ebollizione, le idee sono molte ed urge fermarle e fissarle sul pentagramma. Un successivo lavoro, magari preparato sulla scorta di questa esperienza, potrà offrire la medesima qualità con una “definizione” migliore.» (Andrea Romeo)
Metalorgie (fra) «Venant de différents horizons et notamment d'illustres anciens groupes de la scène Punk/Hardcore italienne (Bellicosi, Encore Fou), les membres de I Treni All'Alba rassemblent leurs idées dans un premier jet intitulé Folk Destroyers.
Folk Destroyers porte en fait bien son nom puisque I Treni All'Alba jongle avec les notes, les fait rebondir dans tous les coins et s'amuse à désorienter l'auditeur au point de ne plus trop savoir à quel genre musical l'on a à faire. Les transalpins se posent le défis de réunir pêle-mêle, Rock-Progressif, Folk et Punk. Le Punk essentiellement dans la nervosité des rythmiques ce qui n'est pas étonnant quand on connait le passé des gars, la Folk pour ses arpèges et ses mélodies acoustiques qui évoquent à la fois la musique tzigane et le Flamenco, ainsi que le Rock-Progressif pour ses structures évolutives, partant un peu dans tous les sens, en référence à la scène prog' italienne si particulière (Le Orme, Hostsönaten...). Ce curieux mélange donne un disque fou-fou où l'on a parfois l'impression de se retrouver à la fois dans un cabaret avec piano bar ("4:29" *) puis tout de suite après au beau milieu d'un carnaval (fin de "3:05").
I Treni All'Alba ne joue qu'en instrumental. Sa musique est extrêmement riche, (on est souvent pas loin de l'improvisation d'ailleurs) puisant ses inspirations dans plusieurs genres musicaux en apparence éloignés et largement dense pour ne pas enrober et gonfler les compositions d'un chant qui risquerait de les surcharger inutilement. Folk Destroyers est technique, mais pas d'une complexité à passionner le geek guitariste passant huit heures par jour sur son instrument, plutôt d'une virtuosité diluée, sobre, d'une fluidité qui anime les morceaux où un plan s'enchaine logiquement avec le suivant sans que l'on ressente la mise en valeur d'une pure démonstration technique. En outre, même si le combo italien enchaine ses idées avec facilité, il en demeure toujours une maitrise instrumentale ne sonnant jamais rébarbative, grâce à plusieurs éléments qui composent leur musique. D'une part parce qu'il faut souligner l'importance de la dynamique et de la rythmique accordée à l'album qui offre des titres sautillants aux notes de pianos galopantes ("3:46") ou des titres rapides et efficaces (l'ouverture "2:09"); d'autre part du fait que I Treni All'Alba s'oriente dans des sphères progressives ("5:21") plus élaborées dans leurs structures avec de façon générale une musique riche en instruments (flûtes, piano, orgue, violon...).
Folk Destroyers est un premier essai fort réussi, maitrisé d'un bout à l'autre, cohérent dans son concept original (comprendre, sans faute de goût) mais éparpillé dans sa musique (ce qui est une bonne chose). Un disque qui est à conseiller pour ceux qui recherchent de la Folk qui bouge et s'éloigne du cliché trois accords joués sur une guitare acoustique aux mélodies douçâtres.
* Chaque morceau est intitulé selon sa durée.» (Pentacle)
Mucchio Selvaggio «Quando si scrive di esordi spesso si ha a che fare con band di ragazzini, gente in piena gavetta che alle spalle non ha che pochi chilometri. Non è certo questo il caso in questione, perché I treni all’alba sono una realtà torinese-aostana consolidata da sei anni di concerti, progetti e musica. Migliaia di chilometri macinati in giro per l’Italia, una miriade di palchi divisi con praticamente ogni artista underground e collaborazioni aperte atte a sottolineare la natura del gruppo. Gruppo capace di suggestioni d’autore nella sua proposta interamente strumentale di musica popolare “mutante” e “mutevole”. Molto diverso seppur ideologicamente vicina alla proposta dei Ronin, “Folk Destroyers” si propone come colonna sonora in continuo movimento, supporto musicale ad un progetto più ampio (si guardi il booklet con bellissimo disegni del pittore Domenico Sorrenti) che non accenna a fermarsi o ad adagiarsi. I quattro membri fissi della band – più gli ospiti, tutti – provengono dal giro punk, hardcore torinese e l’anima DIY che ha movimentato quei giorni si rispecchia nell’animo di qusto progetto, molto più attento alla sostanza che non alla forma, che non si perde in inutili svolazzi pur senza lesinare in ambizione. Esordio da scoprire. Consigliatissimo.» (Hamilton Santià)
Musicinbelgium (fra) «Quartet fondé en 2002 et originaire de Turin, I Treni All-Alba propose ici un premier album instrumental aux allures folk, rock et progressives. Le thème principal en est la solitude et le livret est composé de dessins de Domenico Sorrenti. Ils font chacun référence à un aspect de cette solitude et accompagnent chaque titre.
On ne s'est pas trop décarcassé à trouver des titres pour les chansons, elles portent donc pour titre leur minutage. Au début, l'auditeur se demandera un peu dans quoi il est tombé tant c'est inhabituel. La guitare classique, les sonorités méditerranéennes et flamenco, les orgues et synthétiseurs pour le côté progressif... mais le tout dans un surprenant mélange qui fait mouche et qui plaît.
Parfois les riffs sont résolument heavys mais joués à la guitare classique, ce qui leur donne une tout autre dimension. Chaque musicien est multi-instrumentiste et il ne faudra pas s'étonner d'entendre du saxophone, du violon, de la trompette, du piano..., au gré des passages, des envies et des émotions distillées.
La qualité et la précision sont au rendez-vous, c'est indéniable. Là où le groupe réussit sa mission de main de maître, c'est dans le fait de ne pas avoir créé une musique inabordable. Le connaisseur aussi bien que le profane pourront apprécier cette musique à la croisée des styles et des chemins.
Folk, classique, rock, progressif ? I Treni All-Alba propose un peu de tout ça d'une manière cohérente et très plaisante. A découvrir.» (Xavier Rossey)
Nerds attack «Poco più di mezz'ora strumentale. Eccolo il debutto de I Treni All'alba quartetto metà torinese-metà aostano, approdato nei negozi dopo oltre un lustro di intensa attività live e dopo una serie di esperienze fondamentali in seno a BelliCosi, Encore Fou, Rudimenti, Le Consuetudini e Sparkle. Ma non solo. Anche un'intensa attività di sonorizzazione e spettacoli teatrali. Ideale palcoscenico per una proposta ibrida. Coacervo di venti, di passioni, di culture e suoni. A cui hanno contribuito numerosi musicisti di rilievo come il percussionista Sandro Serra (Dead Elephant, Alberto Fortis), Andrea Pomini (Disco Drive), Federico Lisfera al contrabbasso oltre che una invidiabile sezione fiati. Nove brani di folk balcanico, mediterraneo, solare, dai tratti velatamente progressive. Suonato col piede sull'acceleratore dell'anima. Ispirato. Teso. Senza proclami. Un viaggio. Una colonna sonora. Un commento dentro e fuori l'affresco della nostra vita. Come le tavole del pittore Domenico Sorrenti che ha creato l'artwork interno del booklet. Originalità. Finalmente.» (Emanuele Tamagnini)
Prog Archives (eng) «I Treni All'Alba are prog band from the north western Italy that was formed between Aosta and Turin in 2002. The line up features Paolo Carlotto (acoustic and electric guitar), Daniele Pierini (acoustic and electric guitar), Sabino Pace (piano and keyboards) and Felice Sciscioli (drums and percussion). All the members are experienced musicians with different influences that managed to shape an amazing blend of folk and progressive rock. In 2008 they released their first full length album "Folk Destroyers" for the independent label Smartz Records. The album was recorded with the help of some guest musicians that contributed to enrich the sparkling sound of the band, with counter bass, flutes, sax, congas, trumpet, violin, accordion and many other musical colours.
"Watch TV, buy, obey the authorities, do not think, do believe in the collective truth, no ideas, no imagination..." . The only vocal parts on this album are some ominous warnings freely taken from "They Live", a 1988 film directed by John Carpenter where aliens rule on society and control humans through the TV broadcasts and mass media. The single tracks have no titles but each track is described in the beautiful booklet by a drawing by Domenico Sorrenti. The music flows away like in a long suite where quiet acoustic and folkloric passages melt in fiery percussion rides and vice versa. Some sources of inspiration could be find in the album "Anime salve" by Fabrizio De André, then you can find reminders of samba, tarantella, Ravel, Piazzolla, Le Orme and PFM...
Some words taken from a book by the Italian writer Stefano Benni that you can find on the booklet try to describe the right approach to this work: "We should always feel like we are leaving the next day, or like we have just got back. Everything becomes more precious: what we leave and what we find. To hear the tiny voice of hope , beyond the screams of pain. It could be interesting to come to a train station to find it... hope.". The name of the band, I Treni All'Alba, means the trains at dawn...
On the whole an excellent album!» (Andrea Parentin)
Prog Archives (eng) (2) «I Treni All'Alba is a progressive rock band from Torino who have been around for many years, finally releasing "Folk Destroyers" in 2008 on Smartz Records. The band rests under the Eclectic moniker on PA and they certainly are everything eclectic, but I would describe the band as one of the most lively progressive-folk bands you'll ever hear.
Treni is almost a fusion of folk music, progressive rock, and post-punk energy. They conjure thoughts in my head of a great local band in a hole-in-the-wall rock club with low ceilings and awful bathrooms, whose patrons wander in and out fueled by nicotine, drink, and a lust for music with passion. She comes in spades here. Folk melodies and just plain good melodies, gorgeous ones at that, hit you one after another supported by frisky-as-hell dual acoustic guitars of Paolo Carlotto and Daniele Pierini. They work up their frisky rhythms and pick out some compelling lead work as well. Felice Sciscioli is the drummer who puts the fire in the belly of this band with his driving and never-tiring kit work. Holding together the rest is Sabino Pace on piano and synth, occasionally organ. I love the piano of course as it adds so much spice and beauty to these tracks. There are a few mellower or understated moments for contrast, occasionally the music seems to dance to itself as in 5:07 (the songs are oddly titled by only the running length.) But mostly Treni seems to be a band whose mission is to make you move your body, I can just imagine how some of their fans must groove to this in the live setting. My favorite is probably 4:27 with its blend of flute, clean electric guitar strumming, piano, bass, and a sense of moving at high speed in the core of the song...perfect driving music. I did some serious "drumming" on my car steering wheel during this song. A host of guests add further fireworks with saxophone tirades, perfectly suited violin, hand percussions, trombone, flute, and bass. The music is so rich and full of life you will never miss the lack of vocals. It is instrumental and as they used to do in the old days, a nice length of 35 minutes. No need for 75 minutes when you can get it done in half, and they do. There is no filler. Every second is engaging and spirited, colorful, delightful, rocking. Music for life.
The booklet deserves a special mention for the outstanding artwork of Domenico Sorrenti. The cover art is a lovely painting but inside it features very cool black and white drawings, one for each of the tracks on the album. It documents a day in the life of our subject as he looks for meaning in the grind of the big city (or so I'm guessing!) Bravo to Treni---one of my best discoveries of this year, sorry it took me so long guys!!» (Finnforest)
Ribelli a vita «Ultimamente, forse per l’imminente paternità, sono precipitato in una voragine di lentezza, che mi ha portato ad accumulare un gran numero di CD da recensire. Cerco allora in qualche modo di recuperare il tempo perduto, proponendo subito una nuova recensione, stavolta occupandomi dei Treni all’Alba, quattro musicisti (due di Aosta e due di Torino, e dato ciò che suonano, non poteva essere differente la collocazione geografica) già assai noti nel circuito alternativo, ed in qualche modo nati dalle ceneri dei mitici BelliCosi. Ciò che ci propongono è un mix musicale assai diversificato e diverso dal solito, difficile da digerire anche per un onnivoro come me, che dal punk rock, anche se molto sperimentale, si aspetta durezza e crudezza, non arpeggi e virtuosismi come quelli offerti in questo disco. Ciò detto, è innegabile che i Treni all’Alba sono dei virtuosi, capaci di mescolare tra loro sonorità balcaniche e latino-americane, passando per il Sud dell’Italia senza dimenticare un po’ di sound industriale, meritandosi così l’azzeccato appellativo di Folk Destroyers, dal momento che di musica folk, popolare, si parla, ma in modo destrutturato e destrutturante. Da segnalare, oltre alle ottime illustrazioni di Domenico Sorrenti, anche la miriade di collaborazioni ai nove brani, tutti strumentali tranne un breve intermezzo parlato tratto dal copione di “Essi vivono” di John Carpenter, che vanno da A. Pomini (Fichissimi tra gli altri) al buon Ventrella (Kina, Frontiera), passando per i Manacuma e le loro tarantelle.» (Riki Signorini)
Rockit «Folk Destroyers racchiude mezz'ora abbondante di musica prevalentemente strumentale ed acustica; scordatevi di infilare il cd nel lettore cercando atmosfere oniriche e intime adatte ad un momento di relax perchè il quartetto aostano-piemontese non risparmia tasti e corde nel dar vita a questo post rock dalle sfumature prog e folk. Sbilanciato sui forti piuttosto che giocato sulle variazioni di intensità, il percorso sonoro sembra scaturire da un'improvvisazione che lascia poco respiro alla voce dei singoli strumenti: nove tracce senza un titolo, in cui chitarre, tastiere, synth, bassi, fiati e percussioni dicono la loro indomabili e incalzanti. C'è genio compositivo ed originalità, ma qualcosa a tratti non funziona: è come se tutto sfuggisse loro di mano, come se ci fosse troppo suono per essere recepito e così i momenti più riusciti diventano la seconda parte della traccia 4° e la prima della 5°, quando gli strumenti non si saltano addosso ma si lasciano leggere; forse è solo una questione di misura che, sono sicura, col tempo riusciranno a trovare, per ottenere comunque lo stesso effetto senza mettere in campo una forza che può risultare eccessiva. Una nota: un suggerimento per la lettura dei brani ci viene dal booklet dove le tavole di Domenico Sorrenti illustrano un mondo in bianco e nero dai tratti forti e sicuri nel quale i protagonisti sono un uomo e la sua solitudine.» (Elisa Orlandotti)
Rumore «La maggior parte dei musicisti coinvolti vanta esperienze passate in ambito punk h/c. Ma, a dispetto del titolo, il folk non viene affatto distrutto. Anzi, steso sotto calure mediterranee e arricchito di sviluppi indiscutibilmente prog, prende vie e scatti improvvisi tra pianoforte e acustica. A giro, di lato, ci sono fiati, ricordi poliziotteschi, tarante, De Andrè, etnica (stile produzione de Il Manifesto), Sud del mondo, toni secchi e allegria senza freni. L'album è interamente strumentale e le canzoni non hanno titolo, a sottolineare il carattere fluido e multiforme dell'opera. Ogni brano è nobilitato da una tavola del pittore Domenico Sorrenti. Talvolta sembrano i Delirium di Fossati. Piaceranno molto a chi ha sempre sostenuto che lo sbocco naturale di certo (post) rock fosse il progressive. Italiano, per giunta.» (Maurizio Blatto)
Sodapop «Elegante progetto maturato negli ultimi sei anni tra elementi del circuito alternativo valdostano e torinese:i Treni All'Alba sinuosi e delicati si inseriscono in quella nicchia musicale (palese ossimoro, considerato l'enorme spettro d'influenze) che Ronin e, per assonanza di ragionamenti, Calexico meditarono già tempo orsono. Folk quindi, ma nella costruzione non nella distruzione. A mio giudizio infatti il flusso di pensieri scorre pienamente, nel senso che influenze e ispirazioni si sciolgono completamente in una calda cera che coinvolge, incanta, evoca sagre paesane quanto colonne sonore di Ortolani ed è davvero difficile restarne indifferenti. Musica da matrimoni, da funerali, musica per far ballare il proprio partner e per riappropriarsi completamente di quella tradizione popolare che non ha confini geografici disegnati sulla carta, ma è comunque pregna di un'immaginario tipicamente europeo. Una colonna sonora molto emozionante. Per chi ancora porta a ballare la propria ragazza, per chi beve vino nei bicchierini di plastica e per chi fa la fila alla Fiera del bue grasso.» (Marco Giorcelli)