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Bob Corn - The Watermelon Dream - 12" LP Single Sided
Bob Corn - The Watermelon Dream
Un altro disco di Bob Corn, il barbuto sognatore della bassa modenese. Profondo. Intimo. In una parola: Sad. Esce in vinile in una splendida confezione serigrafata da Serimal (e vinile one-sided, anch'esso serigrafato di arancione dall'artista forlivese) in edizione limitata di 300 copie.
Another album for the bearded dreamer Bob Corn. Deep. Introspective. In a word: Sad. It comes in a 300 copies limited edition one-sided vinyl, in a beautiful packaging silk-screened in orange (as the b-side of the vinyl) by Serimal.
Tracklist:

A1. You The Rainbow
A2. Lost And Found
A3. August Rains Rhymes
A4. Breathless Song
A5. Love Turns Around (Don't Look Back)
A6. Just The Garden
A7. Call Me My Name
All songs by Bob Corn except track 6 by Art of Flying.
Played by Bob Corn, Lili Refrain (backing vocals), Majirelle (backing vocals), Giorgo Borgatti (acoustic & electric guitars, piano, keyboards), Emanuele Reverberi (violin), Federico Alberghini (drums), Rella The Woodcutter (percussions).
Recorded by Giorgio Borgatti (except track 3 by Arnold van de Velde). Mixed and mastered by Giorgio Borgatti.
Released by Smartz, Shy, Upupa Produzioni, IndipenDead and Riff Records
SM050 - 12" LP Single Sided 2011 - 12 €

Reviews

Dance Like Shaquille O'neal Blog
«Bob Corn rappresenta il cantautorato italiano – nonostante la lingua inglese – più intimo e dimesso. Il suo ultimo album si intitola The Watermelon Dream ed è stato realizzato per conto dell’etichetta discografica Fooltribe. È un album fuori dal tempo, le tonalità e le melodie marcatamente folk rimandano alle campagne di un mondo che non conosce le tecnologie e le lotte contro il nucleare, ma che sicuramente conosce altro. La voce è dimessa e poco importa se c’è qualcuno ad ascoltare; l’arte può tranquillamente essere intimista. Non sono i concerti e le folle a fare da scenografia perché non servono. C’è un uomo che canta, che a volte può incantare e farti fermare ad ascoltare, come se d’incanto sparisse lo smog e una metropoli grigia ed intransigente diventasse colorata, pura e a tratti malinconica. È il cantautorato più intimo dicevamo, è un qualcosa che parte da dentro e che se ne frega se possa sembrare difficile o folle, oggi, scrivere canzoni del genere. Un lavoro tanto “fuori dai tempi”, quanto originale. Non si può che augurare un in bocca al lupo a Tiziano Sgarbi e dirgli grazie per questo.» ()
Hate TV
«Bob Corn è un pacato progetto acustico che vede come interprete il barbuto Tiziano Sgarbi. Tiziano scrive ballate fatte di pochi strumenti, corde e legno caldo. Sono paesaggi arborei, sono ritmiche semplici e parole sfilacciate nel vento. Ci sono distanze, spazi. Tempo per riflettere ed ascoltare. Bob Corn si inserisce bene nella scena del nordest che produce e passeggia tra gli alberi, quella scena che definirei understorey più che underground, non distante da The Sleeping Tree o Jackeyed. Tra i brani più interessanti si segnala You The Rainbow, Love turns you around, caratterizzati da pattern semplici di chitarra e vocali quasi sussurrate, ma anche Call me my name. Credo che i margini di crescita per questa scena non siano che moderati: tuttavia gli amanti del folk cheto ed intimista sanno dove cercare i piccoli gioielli. C'è chi preferisce seguire sentieri battuti e chi ama invece avventurarsi nel sottobosco; se siete nella seconda categoria buttate la cartina e fatevi un giro in questi venti minuti di buona musica. Che bel disco.» (Filippo Buscaroli)
Indie-Zone
«Siamo felici quando esce un nuovo lavoro di Tiziano Sgarbi, a.k.a. Bob Corn. Potremmo paragonarlo ad un Bonnie “Prince” Billy (cantante folk made in Us) nostrano, ma non vogliamo farlo per il semplice fatto che pur cantando in inglese è uno dei nostri, eccome se lo è: originario di San Martino Spino, dove vive, un paesino di millecinquecento abitanti nella bassa modenese dove ogni tanto organizza mini-festival “a minor place” nel giardino di casa, richiamando pubblico a suon di buon vino, gnocco fritto e ovviamente tanta ottima musica. Quando è in tour si sposta di città in città solo in treno, con la sua chitarra e poco altro, dal sud Italia al nord, fino ad arrivare in Francia, Germania, Portogallo, Stati Uniti. Possiamo definirlo un “on the road-musician”, perchè questi viaggi diventano la sua musica, e le persone che incontra e le esperienze vissute i suoi testi. In questo nuovo album troviamo tanti ospiti che lo accompagnano nella preparazione del suo viaggio. You the Rainbow, che apre il cd, è una canzone scritta “da passeggero” durante uno spostamento in auto da Vancouver a Seattle, con la sua amica Francesca Amati (del duo Comaneci) che, dopo giorni di pioggia intensa, è intenta a cerca l'arcobaleno fuori dal finestrino. Lost and Found è una canzone lunga e tortuosa come quei viaggi in treno che sembrano non finire mai. Qui ad accompagnarlo al banjo c'è Rella the Woodcutter, mentre Majirelle, con la sua freschissima voce, canta con lui in August Rains Rhymes. Bob ci toglie il respiro in Breathless Song, e fa sognare con Love Turns Around (Don't Look Back). Come ci ha abituato nei live e nel secondo e precedente album (essendo anche lui un grande ascoltatore di musica) non manca una cover, Just the Garden degli Art of Flying di Altamont. Per citare Bob Corn alla fine di ogni concerto, se avete trovato interessante questa recensione il consiglio è di andare a vedere e vivere uno dei suoi concerti, magari portandovi a casa un pezzo della sua musica. Il suo treno è partito da Ferrara l'8 gennaio, si fermerà - dopo 60 date! - il 13 maggio a Koeln in Germania, dovete solo prenotare il biglietto...» (Giò Questa)
Italian Embassy
«Cosa aggiungere su Bob Corn che non sia stato detto e che prescinda una volta dalla personalità inconsapevolmente “ingombrante” del suo artefice Tizio, nonché dai logici collegamenti con ulteriori sue attività presenti e passate? Le canzoni di “The watermelon dream” sono nuovissime e antiche, nell’introdurre elementi e modalità di registrazione che lasciano sospesi. E, va da sè, sono bellissime. Tiziano Sgarbi beats feet, c’è scritto. Com’è che non stanca mai, com’è che solo lui o quasi riesce a tirare fuori sempre melodie e idee inedite da un canovaccio storicamente angusto di spazi, e a porgerle con tanta grazia e facilità di esecuzione e ascolto? Valori ben noti alla sua Fooltribe, che pubblica il cd in solido e qualitativo artwork mentre la syndication tra Indipendead, Shyrec, Smartz e Riff Records realizza il vinile. Da suoli, soli e piogge della Bassa, certamente dalle donne incontrate nascono sette tracce “per chiunque ogni giorno combatta per essere migliore, non il migliore”: You the rainbow arriva dopo il diluvio nella frasca, un arrangiamento che avvicina Bob all’Italia, e ancora più calda la registrazione di Lost and found con il banjo e le percussioni di Rella The Woodcutter, il violino di Emanuele Reverberi a ricordare l(a prova d)’orchestra “distorta”, vagabonda, malinconica… Tizio quasi cambia voce in August rains rhymes con Majirelle al controcanto e la batteria di Federico Alberghini (Three In One Gentleman Suit); piccola e fragile Breathless song, maestosa e sciamanica invece la corale Lili Refrain per Love turns around (don’t look back), il cui arpeggio crepita come al fuoco, anche in questo la diversità dalla linea di produzione a San Martino Spino. Just the garden è una cover da Art Of Flying, al piano c’è Giorgio Borgatti dei TIOGS che ha registrato, mixato e masterizzato l’album nel suo studio di Finale Emilia: ma non si direbbe parto altrui, assumendo il brano i tipici connotati del pregresso Corn, così la minimale Call me my name, Smog a zonzo tra i testi che non chiedono nemmeno di essere interpretati quando sono detti, naturali. Forse nell’assoluta assenza di schermi e costruzioni sovramusicali continua il miracolo di un cantore di provincia per le strade d’Europa e d’America, il pregio della coerenza e di ricordare soprattutto se stesso, come un marchio di fabbrica perennemente in attivo grazie al “brand”, fosse una barba una terra una corda, appunto, quei piedi del palco. Grazie, il minimo che gli si possa dire.» (Enrico Veronese)
Komakino
«Uno come Bob Corn, lo pensiamo sempre in qualche casale a San martino Spino (Mo) in un verde accecante e inaccessibile alle consegne di quelli degli elenchi delle pagine gialle e a tutti i call center della Fastweb il sabato mattina. La cosa potrebbe immergerlo nei tempi più quieti e imperturbabili della campagna che lo circonda, e invece, il Tizio registra da tempo un'iperattività artistico-onnicomprensiva sorprendente. Delle sua molteplice operatività tra Fooltribe, Musica nelle valli, e tour europei già ci siam sorpresi a suo tempo altrove. Lo avevam lasciato in tempi mesti di abbondoni e lavandini pieni di piatti sporchi. Che quando uno ha il cuore infranto è più facile che segue in silenzio il tessere delle ragnatele dalla finestra. Ora, con Watermelon Dream il nostro sembra più rinfrancato, parimenti ispirato e molto più in disposto di cantare nuovi e intensissimi innamoramenti. E' incredibile come solo con voce e chitarra riesca a raggiungere delle corde così personali e inconfondibili. Per noi è da sempre al livello del miglior Iron and Wine, ma molto più attento e romantico, se vogliam, anche a pulire il fango dalle scarpe sul tappetino coi buchi di campagna. Cioè siamo sicuri che con questa ispirazione potrebbe scrivere canzoni su certe cose facendoci piangere. In Love turnes around collabora la fantastica e irraggiungibile Lili Refrain. Il cerchio si chiude in un pezzo che fa venir voglia di innamorarsi, o di scrivere UN BACIO A VOI CHE ENTRATE, sul nostro tappetino. Capolavoro.» (Paolo Miceli)
Komakino (eng)
«Thinking of Bob Corn, you imagine him somewhere in a rural home in San martino Spino (Mo, Italy, in a blinding greenplace, inaccessible to the delivery of yellow pages and far from all Fastweb call centers on saturday morning. Hypotetically, this kind of things should swallow him in the quiet and imperturbable countryside, but, no, for years Tizio records his music with a surprising artistic prolificacy. From his multiple works with his own record label Fooltribe, Musica nelle valli festival, and all those european tours. Last time we heard his previous record, it was like being in a kitchen full of dirty dishes, with the broken heart, watching sadly to the spider webs on the window. Now, with Watermelon Dream, our friend seems to be heartened, equally inspired and much more willing to sing new and intense love affairs. Quite unbelievable how just voice and microphone can reach certain personal and unmistakable tones. We think Bob Corn is always on the level of what we like in Iron and Wine, but with a different care for details and romance, - and, let me say, able to pay enough attention to wipe the mud off the bottom of the shoes, on a door carpet full of holes. I mean, we're sure that with this talent, he can be able to write songs about things that make you cry. In Love turnes around, there's special guest Lili Refrain, amazing and outstanding. The circle closes with a track that makes you want to fall in love, or to write on that same door mat "A KISS TO YOU COMING IN". Magnum opus.» (Paolo Miceli)
LetLoveGrow
«Immergiamoci nel folk vero e proprio, nella delicatezza e allo stesso tempo magia di Tiziano Sgarbi, in arte Bob Corn, che con un percorso che passa attraverso vari album ed EP è riuscito a guadagnarsi una fama di vero e proprio folk man italiano. Arriva il cd di Bob Corn e la prima sorpresa è proprio il packaging dell’album, il fatto è che in realtà è l’unica sorpresa. Quando ti arriva un cd di quell’uomo baffuto di Bob Corn sai già di cosa si tratta, sai già cosa troverai all’interno. Di solito si dice che gli artisti veri sono quelli capaci di sperimentare e fare cose nuove, a volte magari sbagliano altre volte no, in questo caso no. In questo caso la magia di Bob Corn è proprio questa, cioè inizi ad ascoltare l’album e già sai cosa troverai. Sai che troverai frasi d’amore ed una delicatezza assoluta nel suonare e nel cantare, ogni singolo minuto dell’intero lavoro è un’occasione per acquisire un senso di relax magico che ha sempre caratterizzato il cantautore. L’album , in generale abbastanza corto, parte con un pezzo che entrerà facilmente nella vostra testa: si chiama You The Rainbow e si assimila facilmente, riesce a raggiungere l’obiettivo e il compito della prima traccia, cioè quello di far entrare l’ascoltatore in un nuovo mondo fatto di chitarre, archi e voci malinconiche. Obiettivo raggiunto, si va avanti con Lost and Found. Il brano a differenza degli altri, di solito abbastanza corti, dura 6 minuti, al solito mix di chitarra e voce si va però ad aggiungere, nel finale, un violino che accompagna la tristezza e la malinconia del brano, un tocco di classe. Un po’ come l’aggiunta delle seconde voci nei due brani successivi August Rains Rhymes e Breathless Song, un vero tocco artistico ideale e davvero appropriato. Ricalcando sempre lo stesso stile che caratterizza il cantautore modenese, l’album si chiude con Call Me My Name ma, in realtà, da qui a rischiacciare play è un attimo. Bob Corn rimane sempre lo stesso, aggiunge qualche piccolo tocco artistico qua e la ma rimane sempre lo stesso, il fatto è che nel suo unico caso non è un difetto. Non è un difetto perché in quest’album di difetti se ne possono trovare pochi. 7/8, davvero un ottimo disco. Da ascoltare, da gustare, da lodare, da ammirare, come fin ora abbiam fatto anche con i vecchi lavori, bravo ancora Tizio.» (Alessandro Caiazzo)
Mucchio Selvaggio (Fuori dal Mucchio)
«Bob Corn ha imparato a suonare. Parlandone in giro, ci si accorge che già iniziano a formarsi le due fazioni dell'”era meglio prima” e dell'”ora sì che lo ascolto volentieri”, ma sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano. E allora sì, a forza di andare in giro, tutti i giorni a organizzare concerti per italiani e stranieri, suonarvi di spalla, scrivere canzoni nei backstage di tutta Europa e perfino degli Stati Uniti, Bob Corn ha imparato a suonare e a comporre, e “The Watermelon Dream”, coi suoi venti minuti e le sue sette canzoncine, sta una spanna sopra a tutta la discografia del nostro barbuto menestrello di provincia, ma come gli altri suoi dischi ha in sé quella magia spicciola di cui mai ci si potrà stancare. Senti la voce tremolare attraverso i peli della barba, senti i polpastrelli che sfiorano le corde della chitarrina tutta sciupata dai viaggi e dai palchi, senti sempre quel piede che batte sul pavimento per tenere il tempo e ti immagini le ginocchia di Tiziano che si muovono eccitate e imbarazzate, mentre lui, con gli occhi chiusi, ringrazia sentitamente e attacca la prossima canzone. Ti compiaci, poi, della voce dell'amica Majirelle, perché l'hai vista suonare prima, dopo e insieme a lui un sacco di volte di volte negli ultimi sette, otto anni. Sì, Bob Corn ha imparato a suonare e molte cose, da qui in avanti, a forza di girare il mondo, imparerà. Ma siamo noi, in fondo, ascoltando la sua umiltà nel toccare la chitarra, la timidezza nel cantare e nel vederlo suonare, che non smetteremo mai di imparare da lui.» (Marco Manicardi)
Rockit
«Lavoro. In fabbrica. Otto ore al giorno. Ma ci metto il cuore, cavolo. Fatico duro (per un futuro al cianuro?). E non venirmi a dire di segnare sul Moleskine gli atteggiamenti della nuova classe operaia: puf, alzo la spalluccia davanti alle tue filosofie, io, e te lo domando a voce salda: esistono ancora gli intellettuali veri, quelli preoccupati di dare un verso migliore a questa attualità? Avere a ventiquattro anni un disco di Bob Corn tra le mani non so davvero quale stupore possa regalarmi. Non so, davvero, se aspettarmi stupore. D'altronde in questi anni non c'è mai stata, nel mio approccio alle canzoni di questo omino barbuto, meraviglia né sorpresa. Mai una novità (hai presente quelle manie sulla necessità di progredire sperimentare evolversi? Ecco, no). Perché fin dal suo esordio Bob Corn è stato sempre fermo là, accomodato sulle sponde della sua delicatezza, tutto intento a smuovere animi nella maniera più discreta e garbata, elegante e rurale. Una staticità artistica, la sua, che ha dimostrato tuttavia nel corso degli anni una capacità rara: la felice consapevolezza di trovare in lui una conferma, sempre. La piacevole sensazione che nonostante tutto, quando tutto è continuato ad andare avanti con fretta e smanie di traguardi, Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn) ha preferito rallentare il passo e seguire la coda da sempre più lontano. "The Watermelon Dream" è l'ultimo tassello del suo sottile percorso cantautorale. E, lo dico con tutta la banalità e la poca professionalità di questa espressione, è un album bellissimo, in ognuno dei suoi venti minuti. Sette canzoni che godono della solita delicatezza, accostata questa volta ad una inaspettata cura tecnico-formale. L'attenzione dedicata alle strutture di queste canzoni è evidente, e dimostra finalmente un'attitudine compositiva difficile da non apprezzare, soprattutto trattandosi di un autore che, come dicevamo, non si è mai distinto per particolari doti sperimentali. Tralasciando il pezzo d'apertura, probabilmente quello più facile da incasellare negli schemi del cantautore, il resto del lavoro si distingue per una ricercatezza musicale in grado di soddisfare l'aspetto sensibile ed emotivo quanto quello più tecnico e stilistico. Splendide le soluzioni orchestrali in "Lost and found", con un lamento di archi ad accompagnare il verso malinconico del cantante, o le seconde voci, azzeccatissime, in "August rains Rhymes" e "Love turns around": nel primo caso chiamate a colorire in modo leggero, nel secondo a conferire autorità con dolci e violente esplosioni liriche. Scelte formali, insomma, che calcano con maggior decisione i confini neo-folk della canzone del modenese, conferendo ai pezzi una maturità ed un riconoscimento artistico più obiettivo e condivisibile. Per il resto, Bob Corn è Bob Corn e lo conosci già: versi nostalgici, amori irrisolti, distanze mai colmate. Sorrisi, nonostante tutto. Parole silenziose, che fissano la lente sui particolari e su questi costruiscono chilometri di papiri idealistici. Perché se tutto si frantuma nei trambusti giornalieri e nelle nostre megalomanie quotidiane, lui percepisce l'antidoto al tempo nell'accortezza trasparente verso le piccole cose. La malinconia, l'allegria spicciola, la capacità liberatoria della scrittura. Bob Corn è tutto questo, già sai, e spendere altre parole sembra inutile. Ora mi svuoto le tasche e vado via. Com'era quella frase di Miller: «non ho soldi, né risorse, né speranze. Sono l'uomo più felice del mondo». Puoi ripetertela?» (Alex Urso)
Sentire Ascoltare
«Nel mito del “buon selvaggio” Bob Corn ci ha sempre sguazzato, col suo folk della porta accanto metafora barbuta e sorridente di un'epopea instancabile fatta di mille strade percorse. Un hobo voce e chitarra disperso nel tempo, lontano dalla comunicazione capillare di un'epoca aliena e irrispettosa di quella madre terra da cui invece parte tutta la sua musica. Non possiamo dargli torto, visti i frutti raccolti fin dagli esordi in termini di consensi e attestati di stima. Sull'onda emotiva di dischi che pur non discostandosi molto l'uno dall'altro, di quella umanità istintiva sono sempre stati una fedele rappresentazione. Oltre che un prodotto perfettamente in linea con l'indie lillipuziano (nei mezzi, non nelle aspirazioni) di casa nostra. The Watermelon Dream è l'ennesimo tassello del Tiziano Sgarbi/Bob Corn pensiero: cantore rurale e quasi drakeiano (You The Rainbow, Call Me My Name ), bluesman ad libitum (Lost & Found), insospettabile amante di un gospel solitario e intimo (Love turns around (Don't look back)). Impegnato a districarsi da una ragnatela di fragili equilibri che dosa con cura particolari e accenti, sottolineando l'estrema sensibilità di un artista da sempre ripiegato su sé stesso.» (Fabrizio Zampighi)
Te Suoni Male Blog
«Quando chiudo gli occhi e ascolto Tizio (Bob Corn) lo immagino nel giardino di casa sua, a San Martino Spino, al confine della provincia. Lo immagino con la sua chitarra acustica sul prato, vicino a un pioppo cipressino, lungo un canale. Quando ascolto Tizio edo la campagna più inoltrata e sperduta della bassa modenese, dove "modenese" non significa già più nulla. Lo immagino pizzicare le corde piano piano, mentre gli abitanti del paese che passano in bicicletta lo guardano un po' male, come si guardano gli artisti pazzi. Ma Tizio non è pazzo, ha solamente deciso di fare musica al confine del "mondo", ha solo deciso di non usare internet per collegarsi al resto del pianeta, ha solo deciso di dedicarsi alla sua musica e alla sua Fool Tribe con il semplice ausilio della sua amicizia, con le relazioni personali, con la parola detta piuttosto che quella digitata: "preferisco spendere 50 euro in benzina piuttosto che in pubblicità" disse in un'intervista. La sua formula musicale è sempre la stessa: musiche dolci, silenziose, piccole, da appoggiare sul comodino, cantate sottovoce per non svegliare nessuno. Un personalissimo folk americano impiantato in bassa. La formula è sempre la stessa da anni e questo mi conforta: almeno su qualcuno posso sempre contare. Ogni disco sembra la prosecuzione di quello precedente anche se The watermelon dream sembra un piccolo passo indietro rispetto a We don't need the outside, così vario e così "elaborato". Ma non ha importanza. La cosa importante è andare a vederlo dal vivo, chiudere gli occhi mentre li chiude lui, entrare dentro al suo mondo come ci entra lui, avere i suoi tic musicali, cadere in quella specie di trance in cui cade lui, in cui musica, ritmo, parole, atmosfera parlano la stessa lingua, dicono tutte la stessa cosa e alla testa non rimane che annuire ritmicamente. Su e giù, di qua e di là. E noi facciamo "shhh" per cercare di capire cosa sta sussurrando.» ()