Agatha - Getting dressed for a death metal party - CD
Devastante trio tutto femminile da Milano, suona "come delle Sleater Kinney sotto anfetamina, come degli Shellac che jammano con i Girls Against Boys o, semplicemente, suonano come vorremmo sentir suonare molte band italiane” (Freakout magazine). Quattro tracce, su vinile o cd.
Devastating all-girls trio from Milan playing like "Sleater Kinney on anphetamine, or Shellak jamming Girls Against Boys" (Freakout mag). Crazy bikini artwork: use your imagination to dress them… Available on vinyl or cd.
Tracklist:01. 16 things I like
02. Three night stand
03. Astrology sucks when you are a scorpio
04. Agatha's theory on high heels
Released by Smartz, Wallace, Fullspeedahead, Stresstodeath, Weirdo, Thefuckingfucking. Agatha is: Pamela (bass, vocals), Daniela (guitars), Claudia (drums).
Recorded by Fabio Magistrali @ Ortosonico (Pavia) in december 2006. Mixed by
Fabio Magistrali and Pamela @ Pamela’s house on a Sunday. Mastered by
Maurizio Giannotti @ Bips studio (Milano). Vinyl Master by Ale Gengi.
Artwork by Agatha, Mirko, Doner. Silkprinted by Blits.
SM036CD - CD 2007 -
SOLD OUT
Audiodrome
«Già il titolo ha dell’irresistibile, ma l’idea di accoppiarlo con il vecchio giochino delle figurine di carta da vestire a proprio piacimento rende il tutto semplicemente geniale. Non è una cosa che ci vogliano degli scienziati per realizzarla, eppure nella sua semplicità chiude la partita in due mosse e questo è quanto. Ovviamente, un disco è soprattutto musica e di questa si deve trattare in questa sede, per cui sarà opportuno tralasciare questo cappello introduttivo per addentrarsi nella disamina delle quattro tracce musicali: brani spigolosi, ma di quella spigolosità nata in fondo per lasciarsi accarezzare, mai troppo ostica o involuta, sarebbe piuttosto opportuno parlare di brani melodici in modo sghembo o sghembi in modo melodico. L’universo delle Agatha è oggi il punto di incontro ideale tra i suoni cari al noise newyorkese, alle riot grrrls, alla terza ondata DC (quella, per capirsi, arrivata subito dopo la Revolution Summer), al post-core meno metallaro e più metallico. È anche - e soprattutto - un luogo arredato con il gusto proprio delle tre musiciste, che rifiutano di limitarsi al patchwork e agiscono sui vari pezzi di stoffa in maniera personale e creativa. Il risultato è un lavoro dinamico e dal buon tiro, capace di appiccicarsi addosso sin dal primo ascolto, ma non così semplice da poter essere preso sottogamba. Peccato duri poco: quattro pezzi non bastano a saziare la curiosità e dalla sala i clienti ai tavoli chiedono a gran voce una nuova portata. Sul cd trovate anche uno specchio, tanto per darsi un’ultima occhiata prima di raggiungere la festa.» (Michele Giorgi)
Dagheisha «Le tre ragazze terribili sono tornate e questa volta si sono vestite di tutto punto per andare a un party death metal; non hanno specificato se la festa sarà più orientata al brutal, al death della Florida o a quello svedese, ma non importa, poiché a noi è sufficiente sapere che dopo aver ben esordito un paio di anni or sono con ‘Greetings From S.sg’, le Agatha stanno scaldando i motori in vista di una prossima release estesa (questo lo dico io, non avendo notizie in merito…) per mezzo di un 7” composto da quattro pezzi infuocati. La broda cucinata con basso, chitarra, batteria e voce e portata ad alte temperature è ancora sporcata di noise rock abrasivo e aggressivo, anche se si fanno largo propensioni post-core, (di evoluzione post punk, già insita nel loro DNA), che aprono spiragli creativi interessanti. Inoltre emerge un certo sentore musicale in odore di One Dimensional Man, per gli aspetti più “blues”, il che è altro fattore di merito. Convincenti e stoiche nel non cedere alla tentazione di alleggerirsi. In chiusura doverosa segnalazione per la moltitudine di etichette che, assieme alla Wallace, hanno contribuito alla pubblicazione del disco, ovvero Basura, Smartz, Full Speed Ahead, Stress To Death, Weirdo e The Fucking Fucking.» (Roberto Michieletto)
Il barone del male «Decodificare un Ep di poco più di dieci minuti potrebbe sembrare un'impresa folle, soprattutto se la band in questione è composta da tre giovinette lombarde, ed invece le quattro tracce di "Gatting Dressed For A Death Metal Party" parlano chiaro e mirano dritte al nocciolo senza ricorrere a sotterfugi. L'ultima release delle milanesi Agatha è una scheggia noise lontana poco meno di un ventennio dalla contemporaneità: un maglia sonora composta da intricati fili di ferro e ricami che paiono elaborati dalle sapienti mani del buon vecchio Albini. Un incastro di materiale rugginoso in cui stridono riferimenti a Big Black, Shellac, Jesus Lizard, Unsane, Helmet e soprattutto alla seminale e nostrana Giovanna Cacciola e ad i suoi Uzeda. A differenza delle ultime produzioni noise, vedi "Excellent Italian Greyhound" (quarta fatica degli Shellac), "Getting Dressed For A Death Metal Party" è un disco viscerale e sentito, perfettamente in linea con la fenomenologia del genere suonato dalle tre donzelle. Peccato però per la durata troppo contenuta dell'Ep che non rende giustizia allo stesso. PS.: Prima di avvicinarvi alle Agatha controllate di esser ancora coperti dal vaccino antitetanico o richiedete la dose di richiamo dal vostro medico curante.» ()
Kathodik «Nuovo lavoro delle tre furiose Agatha, che ritornano a martoriarci le orecchie col loro noise/punk/hc di ottima fattura; riff che tagliano, voce che punge e batteria che mena come non mai, le fanciulle non si risparmiano, questo è certo. Peccato che però dopo tutta questa attesa non ci sia poi molto per calmare la sete di sangue dell'ascoltatore, 10 minuti scarsi per quanto intensi, vi faranno sicuramente venire voglia di ascoltare ulteriormente. E a quel punto ci sarà solo che da premere il tastino del loop e tirare un sospiro. Non che io intenda farne un discorso di quantità su qualità, anzi, di sicuro preferisco dieci minuti interessanti a venti minuti di riempitivi, però non penso che un altro paio di pezzi avrebbero diluito più di tanto la furia di "Getting Dressed For A Death Metal Party". Ottima produzione, furia da vendere e denti stretti; le tre ci sanno fare e non vi resta che piegare la testa e prendervi qualche sonora mazzata.» (Damiano Gerli)
Komakino «Queste ragazze hanno le palle! Due anni dopo il debutto su etichetta [ leggi passata komarecensio ], le Agatha sono ancora più esplosive, - punk, metalliche e hc, - in qualche modo come anche gli Hell Demonio sanno fare (e in effetti ci sarebbe pure lo stesso Fabio Magistrali dietro la consolle di entrambi) - fatta eccezione che Loro sono maschietti. - Ho lette da qualche parte che le ' ragazze sanno fare tutto ciò che i ragazzi sono in grado di fare - ma - le ragazze lo fanno sui tacchi' - pensateci sù, - e guarda caso, le Agatha hanno pure una teoria sui tacchi alti, - pardon, Agatha's Theory on High Heels titola una delle loro tracce, - e sarebbe fantastico se quaggiù tra noi indiecilli (indie + imbecilli, courtesy of mbrina p.) le Agatha riuscissero ad ispirare una scena femminile in italia su linea grind / post-hc, - sogno? - Cmq sia, - è un EP nervoso, infervorato, spesso catartico, veloce, più veloce, - 4 canzoni in fiamme, - solo 4 purtroppo, - dall'impatto diretto (ottima la valanga di Three Night Stand), chitarre heavy, riff taglienti, basso in acido e totalmente percussive, con Pamela che Vi urlerà nelle orecchie sino a stordirVi.» (Paolo Miceli)
Komakino (eng) «These girls have got balls! Two years after label debut [ read past komareview], Agatha are even more explosive, - punk, metallic and hc, somehow like also Hell Demonio do (actually there's Fabio Magistrali for both as sound engineer) - except for fact They're boys. I read somewhere a quote saying ' girls can do everything boys do, - but They do it with heels', - think about that - and actually Agatha have got a theory on high heels, - pardon, there's a song entitled Agatha's Theory on High Heels - and it would be great if downhere Agatha became a sort of poster girl for grind / post-hc, - am i dreaming? - BTW, nervous, overheaten, - 4 tracks on fire, 4 tracks only (what a pity), Agatha trio are visceral and often cathartic, fast, faster, - direct impact (Three Night Stand is an avalanche), heavy guitar, cutting riffs, bass on acid and total percussive, with Pamela yelling in Your ears till You're in a daze.» (Paolo Miceli)
Mescalina «È consuetudine ormai comune che alcune etichette indipendenti collaborino tra loro per ottenere un unico obiettivo discografico. Così come era accaduto per gli anconetani Gerda, la stessa serie di etichette che bazzicano la scena hardcore (Basura, Full Speed Ahead, Smartz, Stress to Death, The Fucking Fucking e Weirdo), e sempre capitanate dall’instancabile Wallace Records, si assumono il compito di co-produrre il nuovo lavoro delle milanesi Agatha: l’ep “Getting dressed for a death metal party”. A due anni di distanza dal disco d’esordio, “Greeting from SSG”, il trio tutto al femminile ritorna sulla scena per consegnarci quattro nuove testimonianze del loro sound con l’apporto del solito Fabio Magistrali in cabina di regia. Di certo non ti aspetti una grinta così poderosa da queste tre giovani musiciste (Daniela, Paola e Claudia), ma in soli dieci minuti ti sputano in faccia tutta la loro rabbia attraverso furiosi assalti punknoise di presa immediata, che ti assalgono i timpani in modo frenetico. Un composto sonoro ottenuto intrecciando con modestia basso, batteria e chitarra con la voce graffiante e acidula (al limite del lo-fi) della bassista Pamela. “Getting dressed for a death metal party” è un disco che ci dimostra come anche gruppi interamente al femminile possano essere dotati di una frenesia musicale notevole, questo però senza voler essere maschilisti.» (Alfonso Fanizza)
Mucchio Selvaggio «Quattro brani, una decina di minuti in tutto: tornano le Agatha, trio proveniente dall’hinterland milanese, ma non occorre loro neanche un attimo in più per arrivare al proscenio, dire quello che c’è da dire, e andarsene. Quello che hanno da dire è racchiuso in un violento e sguaiato garage punk dalle iterate e geometriche triangolazioni posthardcore, ai confini con il noise e con il post-punk più irrequieto. Nulla di costruito a tavolino però: non parliamo di riot grrrrl che hanno deciso di dare ad una manciata di pose la giusta aggressività: prendete la descrizione di cui sopra come una mappa, di quelle che però ci si è dimenticati sul sedile dell’auto nel momento decisivo e da quel momento in poi occorre procedere con una vaga traccia in memoria di ciò che si è letto, per forza di cose impreciso. Nulla che non si fosse già sentito prima, siamo d’accordo, ma ribadito con una violenza effettiva che non può che venire dal cuore: d’accordo che l’autenticità è difficilmente rilevabile utilizzando parametri obbiettivi e certi, ci piace pensare che sia rilevabile attraverso alcuni indizi, e se tre indizio fanno una prova, figuriamoci quattro. Cattive le tre ragazze, lo abbiamo già lasciato intendere, ma anche ironiche, come si può leggere tra le righe del titolo del disco o delle canzoni che vanno a comporlo (“Astrology Sucks When You Are A Scorpio”, “Agatha’s Theory On High Heels” soprattutto). Dieci minuti che a tratti viene da pensare valgano perlomeno il doppio.» (Alessandro Besselva)
Music on tnt «Una band tutta al femminile, ma che di certo non ha in se i classici stereotipi che vogliono le dame come posate, gentili e delicate. Il power trio riesce con un solo trittico di strumenti a sfoderare un’intensità degna delle migliori metal band anni 80, quando la tendenza era proprio quella del basso-batteria-chitarra. Il lavoro, dal curioso titolo, riesce attraverso a testi interessati a ricreare un flusso di coscienza continuo, che non molla la presa per la tutta la sua durata. Il disco altro non è che un Extended Play, fortemente voluto, visto lo stuolo di label che hanno collaborato per la pubblicazione di “Getting dressed for a death metal party”. Il lato positivo del disco è senza dubbio la qualità compositiva e la vivace ripresa punk, che finalmente si discosta dall’ormai nobile e abusato alternative e dal noise che troppe poche volte riesce a costruire quadri degni di essere osservati. Con le Aghata, come nel caso dei Satantango, abbiamo il gusto del guardarci indietro rinvigorendo il nostro passato. Esiste però in “Getting dressed for a death metal party” un doppio lato negativo. Il primo di certo superabile con la risolutezza che sembra comunque avere la band. A mio avviso il breve disco finisce infatti per arroccarsi troppo su se stesso come accade in “Agata theory on high heel”, che ne rappresenta il fulcro. Il brano conclusivo tende a percorrere la via retta senza regalare reali cambi di ritmo, senza i quali le quattro track rischiano di rimanere zavorrate alla medesima maniera. L’Ep vince di certo la sfida, perché brani come “16 things i live” e “Three night stand” conquistano senza dibattito, ma sembra mancare quella voglia di osare che forse arriverà solo con la maturità che ancora manca. Il secondo inspiegabile lato negativo del disco è la durata: perché un EP? Nell’ascoltarlo è nata spontanea la sensazione tronca di vuoto, proprio come quando registrando un film alla tv ci si accorge che il dvd recorder si è spento poco prima dell’inizio del secondo tempo. E ora? Non ci resta che aspettare…ne varrà la pena!"» (Loris Gualdi)
Nerds attack «Se volete un consiglio, andate immediatamente dal vostro fornitore di microsolchi vinilici e accattatevi questo 7"" sfornato dalla Wallace Records. Agatha è il nome del gruppo, trio tutto al femminile proveniente da Milano, che per circa 10 minuti vi sparerà nelle orecchie ottimo post hardcore, che non disdegna derive punkeggianti e blueseggianti; 'Getting Dressed For A Death Metal Party' è il titolo del lavoro in questione, e per dirla usando un francesismo, spacca davvero il culo! Le tre fanciulle pestano come forsennate sui loro strumenti, accelerando, rallentando, ripartendo sempre più incazzose che mai. Una vera scarica adrenalica, che se ascoltato mentre si inzuppano i biscotti nel latte la mattina, aiuta ad iniziare la giornata nel migliore dei modi (provare per credere). Quattro pezzi suonati in maniera impeccabile, diretta, veloce, brutale. La mia preferita rimane l'apripista '16 Things I Like', ma è davvero dura scegliere tra questi brani che non presentano mai una caduta di tono. Bella la musica, bellissima la voce urlata, ottimo lavoro. Se amate Bikini Kill, Refused, At The Drive In, Some Girls (quelli di Wes Eisold ex American Nightmare e Give Up The Ghost), Locust, amerete anche le tre Agatha.» (Emanuele Avvisati)
Onda alternativa «Quasi impossibile non innamorarsi a primo ascolto di queste Agatha, un po’ perché riassumono tutta la lista di antistereotipi favorevoli a renderle perlomeno simpatiche al pubblico che ormai sempre meno si aspetta un power-trio femminile di talento e capace di tirare giù i locali, un po’ perché, c’è da dirlo, sono davvero brave e simpatiche. Devo dire che leggere la loro biografia su myspace mi ha allietato la giornata, e la loro musica mi è rimbalzata in faccia come una pallina da flipper. Sono quei giorni in cui ti ricredi su tante cose, ad esempio, sul fatto che l’epoca “riot girl” non sia andata in appalto alle sole quindicenni isteriche, o che è ancora possibile che qualcuno riesca a muoversi come il vecchio Cedric Bixler Zavala prima di darsi agli eclettismi jazz, o perlomeno che invogli l’ascoltatore a farlo. In realtà le Agatha non si prendono troppo sul serio, danno quell’immagine nullafacente e intelligentemente ironica che sinceramente me le fa preferire a qualsiasi Brody Dalle di turno (se vogliamo parlare di attualità). Ma il punto più importante è sempre la musica, e questi soli quattro brani li sto ascoltando ancora. Ancora e ancora. Anche domani mattina. Non so se è per il basso spacca timpani ma questo disco ha una potenza inaudita, ma soprattutto, non cala neanche un secondo. Sono solo 4 brani è vero, ma lungi da me non andare a scoprire e seguire d’ora in poi qualunque lavoro di queste ragazze sconnesse e il loro post-hardcore di fattura ottimale sostenuto da miliardi di etichette. E che tornino al passato metallaro o comincino a fare crust-grind o tutti quei generi a caso per i quali la gente litiga per 4 lettere, credo che la sostanza non cambierà. Spaccano. Sanno scrivere belle canzoni. Un concetto cosi semplice che le band di oggi si perdono a fare tutt’altro, ovvio paradosso. Metto in pole-position “16 Things I Like” ma solo perché si è piazzata da sola al primo posto. Perché di questo disco butterei via solo il cellophan, se ne è provvisto.» (Doriana De Marco)
Rockit «Toste. Tremende. Estreme. Le tre signorine Agatha ritornano sempre più esplosive e con foga dicono tutto in 10 minuti. E lo fanno con una musica per niente femminile da far tremare gli uomini e anche le pareti di casa. Un turbine di noise-core da capogiro che impazza violento nelle casse dello stereo e ci sbatte al muro. Nemiche delle dolcezza, amano la linea dura. Basso prepotente, chitarra infuriata, batteria cattiva e una voce che morde. Masticano Helmet e Unsane, i primi One dimensional man. Gli Uzeda in versione hardcore. Registrate dal sapiente Fabio Magistrali. C'è poco da dire: le Agatha spaccano proprio.» ()
Rocklab «Tornano a macinare note con la stessa furia, a due anni di distanza da quel 'Greeting From SSG' che le ha rese note in giro per l'Italia e l'Europa, le Agatha, in questo nuovo ep (pubblicato sia in 7'' che in cd). I dieci minuti abbondanti di 'Getting Dressed For A Death Metal Party' sono colmi di punk ruvido e scatti sonori spiazzanti, le Agatha tagliano e scolpiscono le loro composizioni con una maestria sempre più ammirevole; si resta così facilmente invischiati nel loro travolgente rumore. Questo nuovo lavoro, co-prodotto da un vero e proprio esercito di etichette, ha come unico difetto la scarsa durata che impedisce all'ascoltatore di urlare alla conferma di un talento, nonostante le quattro canzoni si fanno sentire con grande piacere lasciando sì, una notevole fame di nuovi brani, ma andando a colmare una parte di appetito aspettando portate più consistenti.» (Daniele Guasco)
Rockon «Finalmente di nuovo tra noi le Agatha. A due anni dal loro debutto si confermano sempre più infuocate sul confine tra hardcore e punk-metal. Questo Ep, composto da quattro brani, in poco più da dieci minuti è assolutamente esplosivo, con una tensione che sfocia nell’espressione di una rabbia repressa grazie a chitarre taglienti, al fulmicotone e noise. In “Astrology sucks when you are a scorpio” vengono evocati i primissimi e più laceranti Cut, mentre il noise tagliente, tirato e martellante di scuola chicagoana è ben presente in “16 things i like”. La conclusiva “Agata’s theory on high heels” mostra tutti gli spasmi ed i singulti di hardcore portato all’estremo. Insomma questo trio femminile sa aggredire e graffiare al punto giusto. Fatevi da parte maschietti repressi e sessisti se sono in zona le Agata!» (Vittorio Lannutti)
Sodapop «Il nome avrebbe potuto appartenere ad una formazione emo core di metà di anni Novanta, in ""illo tempore"" un gruppo melodico era già a metà dell'opera se si chiamava Julia, Leiah, Samuel o giù di lì. Ma nel 2007 le Agatha fanno tutto fuorchè emo core, anzi, trattasi di noise ""bell'e buono"" come già dicemmo per il disco d'esordio. Si tratta nuovamente di roba alla Amphetamine Reptile o Pcprecords, potremmo menzionare dai Love 666 ai Janitor Joe, dai Tar ai Guzzard e se solo foste vecchi a sufficienza, menzionerei i genovesissimi Noisext che su Pcp uscirono con un 7"". In modo più generico si tratta sempre di noise con una fisionomia che ha ""il punk prominente"" e quindi per nulla blues marcio. Le Agatha continuano a pestare duro grazie a riff ben assestati e ritmica schiacciasassi, quindi anche i più dubbiosi in merito alla capacità dei gruppi femminili non credo avranno a che mettere becco sul fatto che le tre ""pulzelle d'Orlean"" del noise lombardo facciano il loro lavoro ben bene. Rispetto al disco d'esordio direi che le Agatha lavorino poco di più sulle singole parti del pezzo, ma bene o male direi che la sostanza rimane praticamente identica. Per l'ennesima volta mi ritrovo a dire che sono un buon gruppo e soprattutto un gruppo capace, alla facciazza della misoginia, ma proprio per questo, proprio perchè se si vuol giocare sugli stessi campi, allora valgono le stesse regole: credo che vada detto che l'unica pecca del gruppo stia nel fatto di perdersi un po' nel calderone di altri che come loro sono troppo immersi nei classici del filone. Le Agatha picchiano e sono brave ad imbastire dei pezzi che reggono dall'inizio alla fine, ma forse mancano ancora quel piccolo salto in avanti che aveva permesso ai One Dimensional Man di partorire un disco come You Kill Me, per nulla originale come mi suggerisce qualcuno in regia, ma con una personalità molto spiccata, manco fosse poco.» (Andrea Ferraris)